sabato 1 marzo 2014 ore 21.00
domenica 2 marzo 2014 ore 18.00
di | Harold Pinter
traduzione di | Alessandra Serra
con | Francesco Montanari e Riccardo de Filippis
regia di | Giorgio Caputo
disegno luci | Giorgio Caputo, Stefano Lattavo
venerdi 28 febbraio ore 18,30 Simone Nebbia incontra Francesco Montanari presso la Biblioteca Quarticciolo
Il calapranzi è uno dei primi testi che Pinter scrisse per il teatro e in cui già si delineava quella sua ricerca linguistica, fatta di frasi brevi e spezzate, lunghi silenzi carichi di tensione e sensi sottaciuti, che ne hanno poi caratterizzato l’opera successiva. Questo testo ha incontrato spesso il favore dei teatranti, dando vita a fortunate e note messe in scena, vuoi per la semplicità che richiede l’allestimento, vuoi per le possibilità recitative che offre ai due protagonisti. Molto spesso però, forse alludendo all’appartenenza di Pinter al cosiddetto “teatro dell’assurdo”, si è scambiato questo atto unico per un opera simbolica densa di significati altri, che sicuramente sono presenti, ma non possono prescindere da un plot tutto sommato lineare. Non credo che questo fosse nelle intenzioni dell’autore, che invece scrive una pièce in puro stile anglosassone, non così lontana dalla solidissima tradizione del mistery.
La nostra lettura tende a spogliare il testo di tutte le stratificazioni che il tempo vi ha impresso e a riportarlo in quella che per noi è la sua dimensione. Ci siamo concentrati principalmente sul gioco che le parole propongono (che in se non hanno nulla di “assurdo”), e che, una volta svelato, rivela la perfetta costruzione a chiave che Pinter ci offre.
La messinscena gioca sulla mescolanza di elementi diversi: uno più classico, che, attraverso scene e costumi dal gusto un po’ retrò, ripropone lo stile essenziale e scarno caratteristico di certi testi anglosassoni; e uno più moderno che, avvalendosi di telecamere e monitor che riprendono e riproducono la scena in diretta, restituisce quell’atmosfera di controllo continuo che Wilson, il Godot di Pinter, esercita sui due personaggi in scena, come fossero due cavie da laboratorio o, per usare una metafora più attuale, due concorrenti del “Grande Fratello”.
venerdi 28 febbraio ore 18,30 Simone Nebbia incontra Francesco Montanari presso la Biblioteca Quarticciolo