domenica 23 febbraio ore 18.00
Takadum Orchéstra & Jamal Ouassini (Marocco)
TAKADROM – SUONI AL CONFINE
direzione e coordinamento Simone Pulvano e Gabriele Gagliarini
con Lavinia Mancusi voce, violino
Valeria Villeggia voce
Alessandro Floridia chitarra, palmas
Gianpaolo Casella tromba, voce
Simone Pulvano darbuka, tamburello, sajat, riqq, daf
Gabriele Gagliarini djembe, darbuka, tamburello, daf
Fabrizio Mastromartino darbuka
Giovanni Squillacioti riqq, darbuka, tamburello, daf
Enrico Gallo tamburello, riqq, daf
Emanuela Maccioni doholla
Michela La Perna doholla
Gaetano Schillaci doholla
Umberto Baruffaldi daf
Walid Cheikh daf
Laura Grimaldi daf
Antonella Milano davul
ospite Jamal Ouassini violino
Takadum Orchéstra presenta il suo secondo album TakaDrom – Suoni al Confine distribuito da Egea Music. Dopo il primo lavoro interamente dedicato al mondo delle percussioni, l’orchestra ha allargato il proprio organico includendo violino, voce, chitarra e tromba. Il concerto, con brani del folklore greco, albanese, italiano e di altre regioni del Mediterraneo, delinea un vero viaggio tra ‘suoni al confine’.
La Takadum Orchèstra, diretta e coordinata dai percussionisti Simone Pulvano e Gabriele Gagliarini, nasce nel 2007. Il progetto è nato come un ensemble di dieci percussionisti che suonano strumenti della tradizione musicale nordafricana e vicino-orientale (darbuka, daf, riq, davul, etc.). Nel 2011, dopo l’uscita del primo disco interamente dedicato al mondo delle percussioni, l’orchestra ha allargato il proprio organico includendo violino, voce, chitarra e tromba. A Marzo 2013 è uscito in tutti i negozi di dischi il nuovo album, “TakaDrom – Suoni al Confine”, distribuito dalla Egea Music. Il disco, che include brani del folklore greco, albanese, italiano e di molte altre regioni del Mediterraneo, delinea un vero viaggio tra “suoni al confine”. Il repertorio tradizionale a cui si fa riferimento, infatti, trova la sua origine in un remoto passato, precedente alla costituzione dei confini degli stati moderni, e testimonia la continuità culturale tra i popoli, in seguito spesso negata da artificiali principi di identità nazionale. I brani tradizionali sono stati profondamente rivisitati ed adattati al gusto e alle caratteristiche di un’orchestra di percussioni che suona strumenti e ritmiche del Nord Africa e del Vicino Oriente. Gli arrangiamenti, in questo modo, vivono di una loro freschezza e originalità frutto anche del continuo desiderio del gruppo di vivere sospesi tra amore per il folk e il desiderio di contaminazione. Non mancano poi alcune composizioni per sole percussioni, assolutamente originali, in cui ritmi e strumenti del mondo arabo coesistono e si fondono con quelli brasiliani e africani.
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