giovedì 5 giugno ore 21.00
un progetto di Teatro Tor Bella Monaca e Federazione CEMAT
in collaborazione con Fondazione Teatro La Fenice Venezia e Conservatorio S.Cecilia
Un’importante iniziativa di promozione dell’opera lirica, con la proiezione di 9 opere prodotte dal Teatro La Fenice di Venezia. In alcune delle serate, le proiezioni saranno precedute da brevi interventi di giovani cantanti lirici che interpreteranno arie da alcune opere.
Baldassarre Galuppi
L’Olimpiade | 2006, Teatro Malibran
con Mark Tucker, Ruth Rosique, Roberta Invernizzi, Romina Basso, Franziska Gottwald, Furio Zanasi, Filippo Adami
e Venice Baroque Orchestra
direttore Andrea Marcon
regia Dominique Poulange
argomento
atto primo
Non distante dalla città di Olimpia, Licida, creduto figlio del re di Creta, attende con impazienza l’arrivo dell’amico Megacle. Poiché il vincitore delle imminenti Olimpiadi avrà in premio la mano della principessa Aristea, Licida intende far gareggiare Megacle, che gli deve la vita ed è ben più addestrato, al posto suo e sotto falso nome, in modo da ottenere il premio tanto ambito. Egli non sa che Megacle è innamorato della stessa donna. Frattanto sopraggiunto, Megacle parte per la sua missione, mentre Licida stenta a frenare la sua impazienza.
In un luogo di campagna, sempre nei pressi di Olimpia, appare in incognito, tra pastori e ninfe, Argene, una dama cretese cui, tempo prima, Licida aveva promesso il proprio amore. Argene incontra proprio Aristea e le narra la sua lacrimevole storia. Dopo l’abbandono dell’amante, è stata spinta dal re a sposare Megacle; per sfuggire a questa sorte ha lasciato Creta, determinata a ritrovare Licida. Aristea le confessa di amare Megacle. Giunge intanto il re Clistene, padre di Aristea, per annunciare l’inizio delle gare: sconfortata per il destino che l’attende, Aristea prega Argene di recarle qualche notizia di Megacle. In un secondo incontro con Licida, Megacle apprende con angoscia lo scopo del piano dell’amico: dapprima chiede a Licida di lasciarlo riposare, quindi, rimasto solo, si strugge nel dubbio, ma risolve di onorare l’amicizia per Licida e non l’amore verso Aristea, che incontra casualmente. Megacle, tuttavia, non può rivelare alla donna il motivo del suo turbamento: la gara incombe.
atto secondo
Alcandro, confidente di Clistene, informa Aristea e Argene dell’esito della gara. La vittoria è toccata a Licida (Megacle, in verità); ad Aristea resta lo sconforto più amaro. Aminta, che incontra Argene, riflette sull’insensatezza dell’amore giovanile e sulle follie di ogni età. Il re Clistene proclama Megacle vincitore dei giochi. Questi inizia a mettere in opera il piano per la sostituzione con Licida: chiede di sposare Aristea solo una volta giunto a Creta e l’affida nel frattempo a Licida, presentato come suo servo. L’arrivo di Aristea, che scopre con gioia essere Megacle il vincitore, rischia di mandare all’aria l’intero piano cosicché, quando i due amanti restano soli, Megacle chiarisce definitivamente la situazione. Oppressa dal dolore, Aristea sviene. Per non esasperare la propria e altrui disperazione, Megacle decide di partire prima che Aristea riprenda i sensi e affida a Licida un enigmatico addio per l’amata. Una volta rinvenuta, Aristea, trovando Licida di fronte a sé, reagisce con sdegno. Dopo che il principe ha subìto anche la furia della respinta e ritrovata Argene, Aminta reca la tragica notizia dell’annegamento dell’infelice Megacle. In sovrappiù giunge la notizia che, per la disonestà nella gara, il re ha condannato Licida all’esilio. Affranto per la criticissima situazione prodotta, questi non trova neppure il coraggio di togliersi la vita.
atto terzo
Un pescatore ha salvato Megacle. Ancora deciso a morire, il giovane incontra prima Aristea, quindi Alcandro che gli narra dell’attentato contro il re: Licida si è avventato con la spada sguainata contro il sovrano, ma, preso dal rimorso, si è fermato prima di colpirlo ed è stato imprigionato. Condannato a morte, dal carcere invoca continuamente Megacle. Inutilmente Aristea offre di intercedere per lui presso il padre.
È imminente il sacrificio del colpevole. Di fronte al tempio di Giove olimpico si appresta il rito: Licida chiede di rivedere Megacle prima di morire, mentre il re si sente stranamente turbato. Commossi, i due amici s’incontrano brevemente. Il sacrificio viene interrotto dall’irruzione di Argene, che si offre come vittima in sostituzione di Licida. Mostra allora un monile che questi le ha donato: esterrefatto, Clistene lo riconosce come appartenente a suo figlio Filinto, abbandonato da bambino. Alcandro confessa allora di non aver annegato il bimbo che gli era stato affidato, ma di averlo consegnato ad Aminta. Clistene ha dunque ritrovato in Licida il fratello di Aristea … ciononostante egli deve eseguire la condanna. Giunge però la notizia che la giornata in cui Clistene governava a Olimpia è ormai trascorsa: il re non è più dunque competente sul reo. Il popolo decide l’assoluzione del colpevole.
la foto è di Michele Crosera