venerdì 25 ottobre ore 21
Nando Citarella & Tamburi del Vesuvio
con
Nando Citarella voce naturale (tenore), tammorre, tamburelli, marranzano, putipu’ e cusarelle
Pietro Cernuto zampogna, friscaletto, tamburello, marranzano, voce
Gabriella Aiello voce naturale (mezzo soprano), castagnette
Alessandro Patti basso elettrico
Marco Pistone basso elettrico
Gianni Di Carlo batteria
Fabrizio Mannino fisarmonica, clarinetto, pianoforte
Pierluigi Pensabene sax soprano
tecnico del suono Marco Scarpellino
La Paranza
All’inizio di tutto c’è Carosone. E poi ci sono le cover. È un’operazione che prevede tutto un altro investimento creativo ma che non può prescindere dalla matrice d’origine, e soprattutto dal mix micidiale che ha determinato la nascita del suono-Carosone: ritmo, swing, africa, ballo, strada, rock’n’roll, jazz, blues, oriente, avanspettacolo, ironia, tradizione popolare. E allora una rilettura del suo repertorio dal punto di vista della musica popolare (quello che fanno Nando Citarella e i suoi musicisti) deve fare i conti con tutti questi livelli. In modo da arrivare direttamente al cuore, all’anima della tradizione, o delle tradizioni. Prima di tutto quelle napoletane e campane. Nei musicisti di questa terra c’è una sorta di grande rispetto verso la sacralità della musica tradizionale, come fosse un’energia che sta alla base di Napoli stessa, e dalla quale è difficile staccarsi. Napoli si nutre di musica, è un’energia che assorbe e ridistribuisce. Così è la stessa Napoli a parlare di Carosone. Nel senso che non c’è casa o vicolo della città che non risuoni ancora oggi delle sue canzoni. E poi c’è l’Africa, dove Carosone ha vissuto e suonato per quasi dieci anni. E dall’Africa si è portato a Napoli quel senso dell’esotico e del tribale che poi ha usato in senso parodistico e ritmico (grazie alle vocine e alle percussioni di Gegé Di Giacomo), anticipando le mode, spesso fasulle, della musica etnica degli anni ’90. Dell’Africa c’è anche la componente tribale e sciamanica, ipnotica, primitiva. Perché Carosone, sul palco, è un grande stregone, irresistibile, trascinante. E le sue canzoni diventano il suo tappeto volante, che lo portano ovunque.
Un concerto che vede protagoniste le più famose canzoni del grande Renato Carosone viste con occhio tradizionale (e cioè suonate anche con strumenti della tradizione popolare). Da ‘O Sarracino a Maruzzella passando per Giuvanne Cu ‘A Chitarra, per arrivare alla Pignasecca e ai tribunali con Caravan Petrol e Piccolissima Serenata. Uno scherzo in musica con il gusto del doppio senso e dell’ormai famoso incipit “Canta Napoli…”che il buon Gege’ Di Giacomo usava lanciare ad inizio brano. Un’ora e quaranta di musica per giocare con la canzonetta che già a quel tempo sapeva di jazz-swing e tarantella. A questo repertorio se ne aggiunge un altro che è quello ormai quasi ventennale dei tamburi del Vesuvio tra canti antichi e nuove contaminazioni.
Nando Citarella sarà accompagnato da musicisti d’eccezione che da anni amano giocare con la melodia mescolata al sound della Napoli anni ‘40-‘50 e con le invenzioni e i divertissement che il grande Carosone inserì tra classico e tradizione. Quartetto di fiati, plettri, percussioni e idiofoni, pelli e campanacci per uno speciale omaggio al grande artista, musico, swing-man, pittore partito da Napoli per l’Africa, la Francia e che anche oltre oceano (da Cuba a Maracaibo) ha fatto ballare generazioni tra swing e tarantella ma che ben descrivere ha saputo il passaggio tra la canzonetta e il jazz senza mai dimenticare le proprie origini.
Nando Citarella è musicista, attore, cantante e studioso delle tradizioni popolari, teatrali e coreutico-musicali mediterranee, ha studiato e collaborato con importanti artisti come Eduardo De Filippo, Dario Fo, Linsday Kemp Roberto De Simone e Ugo Gregoretti. Dal 1987 è direttore artistico della Compagnia “LA PARANZA” da lui fondata insieme a un gruppo di esperti sulle tradizioni popolari e con i quali partecipa a molti lavori musico-teatrali e danzati collaborando con diverse compagnie di Teatro-danza come Balletto 90 di Anita Bucchi e con la coreografa Anna Cuocolo.
Facebook: Nando Citarella