Dopo la prima prova aperta al pubblico, il 12 giugno al Teatro Tor Bella Monaca, ecco un secondo appuntamento al Teatro di Villa Torlonia martedi 17. L’appuntamento ha un duplice valore simbolico: quello che ci interessa non e’ mostrare un risultato scenico ma raccontare un percorso e raccontarlo al centro citta’, travasarlo, comunicarlo, condividerlo in un luogo nato come spazio di svago, di intrattenimento per una classe sociale chiusa in se stessa e privilegiata . Ora il Teatro Villa Torlonia, aperto da soli sei mesi, sta “imparando” ad accogliere esperienze diversissime tra loro e proprio per questo “preziose”. Accordi Imperfetti e’ una di queste esperienze, e’ il risultato di un anno e piu’ di lavoro con i cittadini di Torbella Monaca. Esseri umani di eta’ e identita’ sociali diverse si sono incontrati intorno al tema dell’ascolto: ascolto musicale e ascolto dell’emozione altrui. Abbiamo imparato a fare nostro il racconto dell’altro, analizzandolo, sezionandolo, ricercandone il senso piu profondo, scegliendo le parole necessarie, le piu’ semplici, per comunicare con onestà. Non e’ questo un lavoro che si sarebbe potuto realizzare con tre/quattro incontri in cui ciascuno e’ indotto a vomitare in pubblico i propri traumi o drammi personali. Dobbiamo credo diffidare e difenderci da queste pratiche. Il nostro non e’ stato un progetto “usa e getta”, uno spot per dire “abbiamo fatto anche questo”. Ci e’ voluta pazienza, tempo, esperienza di anni e sopratutto assenza di obbiettivi performativi.
Quello che ci interessa e che speriamo di proseguire e’ l’esercizio collettivo alla condivisione dell’esperienza umana, esperienza che affonda in un mistero di vita e di morte, di gioia e dolore, di incanto e speranza di cui tutti siamo partecipi alla pari, nel momento in cui veniamo al mondo. Siamo tutti parte di un mito e questo mito si trasmette grazie ad una catena di esperienze condivise e tramandate. Percepire la nostra esistenza come necessaria e’ il primo passo per recuperare senso e dignita’. Imparare ad esprimerci, a trasmettere, ci rende piu’ consapevoli delle possibilita’ di linguaggio a nostra disposizione. Non solo, la nostra emozione diventa strumento di analisi dell’esperienza di vivere. Questo cammino ci ha permesso di sentirci non necessariamente dei protagonisti ma forse degli esseri umani piu’ pazienti e partecipi e forse anche un po’ meno soli. I sorrisi di contentezza, i doni, le lettere, le belle poesie ricevute in questi giorni ci hanno commosso. Scrivo al plurale perchè questo progetto e’ frutto di molti necessari contributi.
Emanuela Giordano