venerdì 29, sabato 30 maggio ore 21.00
domenica 31 maggio ore 18.00
di e con Stefano Mazzotta e Emanuele Sciannamea
Zerogrammi Dancetheatre Company
I personaggi di INRI, dai colori grotteschi, paradossali, improbabili pur nella loro veridicità, si muovono sulla scena raccontando una religione dai tratti ‘meridionali’, che profuma di mandarini sui presepi, che risuona di bolero nelle piazze dopo le sacre processioni, una religione di docili vecchiette rosario-munite ancora bardate in nero, il cui Dio, dopo la benedizione nel luogo imputato, le raggiunge tra le cose domestiche. C’è, nel loro mettere in danza le parole e il silenzio, una lingua del corpo in ostensione, una coreografia di passi, ora dolorosi, ora angelicati, giocata nella parodia di un bigottismo religioso e quotidiano che appartiene alla nostra cultura. C’è un universo sacro e profano, crudele e tenero, ironico e tragico nella liturgia di gesti, di genuflessioni sghembe, di posture scomode, di sgrammaticate maschere espressive che trasudano una goffaggine innocente. Nei dettagli di mani in preghiera alimentate da vorticosi e ipnotici roteamenti di bauschiana memoria; negli estatici fermo-immagine di bocche e occhi che ricordano la teatralità di Emma Dante. Nelle liturgie di gambe e braccia assurte a Crocifissione, e ad una barocca Deposizione, che rimandano a icone popolari. Ci sono suoni e voci di paese, di processioni di Madonne, di litanie e rosari profumati, di un Agnus Dei struggente sulle cui note la danza stordisce e ammalia. C’è il rumore della quiete mistica, e la sospensione del miracolo pregato; c’è l’isteria dei muscoli contratti e delle schiene scoperte, e infine dei due corpi esposti a denudamenti, che rivelano la vuotezza di una pratica religiosa sterile. C’è in tutto questo, infine, un senso d’attesa perenne, incolmabile, in quella terra desolata, eppure abitata di visioni, dell’anima bisognosa di spiritualità.
(Giuseppe Distefano | IL SOLE 24 ORE)