giovedì 20 febbraio ore 21.00 | Rassegna Dialog Festival
FARAFRIK (CONTAMINAZIONI)
interpreti Badara Seck voce
e Filippo Guerrieri tastiere, Marco Bachi basso, Piero Perelli batteria, Paolo Sodini chitarra
“ il razzismo non esiste, il problema che non ci conosciamo bene”
Badara Seck
Lo spettacolo del progetto Farafrik propone un cammino immaginario partendo dai ritmi e dalle melodie di brani tradizionali dell’Africa. Queste si incontrano e si sviluppano all’interno di sonorità provenienti dall’esperienza musicale dei musicisti, grazie alla manipolazione dei suoni e delle armonie si arriva così ad immergersi nella nostra interpretazione dell’Afro-Beat. Il progetto nasce dall’idea di Badara Seck, cantante compositore senegalese proveniente da una famiglia di Griot che vanta collaborazioni in Italia con Mauro Pagani e Massimo Ranieri.
Badara Seck è nato in Senegal da una famiglia di Griots, figure erranti che detengono e tramandano il sapere, la tradizione, la storia e la cultura locale.
Giovanissimo ha cominciato a girare il mondo con la sua voce e le sue storie, poi con le canzoni e le musiche da lui stesso composte, anche se con frequenti e lunghi soggiorni in patria, dove ha continuato ad esercitare il suo ruolo di musicista e Griot.
Ha partecipato a numerosi festival in tutto il mondo: in particolare è stato scelto come unico degno sostituto della grande Miriam Makeba per la voce solista della famosa Messa Luba. è stato uno dei personaggi si spicco di Hypertext-Ulisse, del compositore Luigi Cinque.
Con il suo gruppo, Penc, si è esibito in numerosissimi concerti in Italia, in Europa e in Africa. Ha partecipato, su sollecitazione di Mauro Pagani, alle realizzazione degli ultimi cd del cantante Massimo Ranieri e da allora lo accompagna in tutti i suoi concerti.
L’ Afro-Beat è un genere musicale nato nel centro dell’Africa ( Nigeria, Congo ecc.), possiamo delineare la figura di King Sonny Adè come precursore di questa massima espressione musicale, seguito successivamente dal più celebre Fela Anikulapo Kuti (Fela Kuti). La più importante caratteristica dell’Afro-Beat si basa sull’importanza del ritmo africano e la contaminazione dell’armonia e degli strumenti occidentali (strumenti a fiato, chitarra elettrica, batteria, tastiere ecc…). Questo incontro si è sviluppato dal periodo di colonizzazione (1850 circa) quando i missionari hanno portato nell’Africa nera gli strumenti e le conoscenze occidentali, in modo molto naturale le nuove sonorità hanno acquisito subito una voce africana ed una marcata connotazione ritmica. La culla di questo incontro furono i paesi di colonizzazione Inglese, dall’arrivo di Fela Kuti questo diventò per la prima volta un linguaggio musicale di protesta contro lo stato e la politica africana, che non andava incontro ai problemi delle popolazioni. Successivamente anche contro la politica occidentale verso l’Africa. Molti paesi Africani hanno cercato di portare avanti il movimento Afro-Beat, così sono nati altri celebri gruppi come gli Osibysà dalla Nigeria, Xalam2 dal Senegal e molti altre formazioni. L’Afro-Beat è un linguaggio che non ha una regola stilistica precisa ma cambia la sua faccia in base dal posto e dalla provenienza dei musicisti, questa è la caratteristica che più lo contraddistingue. Oggi dopo tanti anni dalla nascita di questa musica, stiamo cercando di creare grazie a questa il primo tessuto per il ponte tra l’Italia e l’Africa, si baserà per prima cosa sull’unione delle due differenti culture. Questa è la nostra occasione per continuare il viaggio e la crescita dell’Afro-Beat utilizzando strumenti di origine africana come il balafon del XII secolo originario del Mandin e le varie percussioni dell’Africa vicino agli altri strumenti moderni occidentali, facendo un lavoro d’incontro tra le culture e l’appuntamento tra il dare e il ricevere cercando di combattere l’ignoranza tra le culture.
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