mercoledì 22 e giovedì 23 gennaio ore 10.00
Teatro delle Briciole / Solares Fondazione delle Arti
SIAMO QUI RIUNITI
o della democrazia imperfetta
testo e regia Letizia Quintavalla e Bruno Stori
con Bruno Stori
musiche Alessandro Nidi
ideazione luci Emiliano Curà
dagli 11 anni
Il mondo è fuori squadra: che maledetta noia esser nato per rimetterlo in sesto (W. Shakespeare, Amleto)
Dopo il capitolo d’esordio de I grandi dittatori (2003), Siamo qui riuniti o della democrazia imperfetta è la seconda tappa del progetto, diretto da Letizia Quintavalla e Bruno Stori, di un teatro che parla ai ragazzi di politica in senso alto, con il rigore della ricerca storica e la profonda leggerezza del riso e dell’ironia. Ma di quale politica si tratta? Di quella illustrata dalla radice della parola, quella del senso etimologico, come la intendevano i greci: non la gestione della cosa pubblica o del potere, ma l’essere o il saper diventare cittadini autentici, protagonisti attivi e critici del luogo abitato dagli uomini: la polis. Politoi quindi, uomini all’altezza dell’identità di animali sociali, destinati dalla natura a superare la dimensione individualistica per affrontare coraggiosamente il rapporto con l’altro. Quell’altro che nel presente è sempre più spesso qualcuno che viene da lontano, da altre polis, da altri mondi, così differenti per lingua e per cultura. E’ in questo orizzonte di senso che la politica è la protagonista assoluta di questo spettacolo. Condotto per mano dall’attore/guida in un ironico e istruttivo viaggio nel tempo che ha inizio dalla culla della democrazia, l’Atene di 2500 anni fa, il pubblico approderà sorpreso a un oggi carico di contraddizioni e disuguaglianze. Scoprendo (o riscoprendo) le tante imperfezioni, le storture, i camuffamenti delle democrazie del nostro tempo. Sarà curioso allora avvedersi di come la democrazia non sia una conquista acquisita, né d’altronde una sterile utopia, sia invece un tentativo in movimento, un’affascinante ipotesi di lavoro, una tensione ancora da agire. Tra i compagni di viaggio, un grazie particolare al greco Socrate, alla sua arte della parola come colloquio e percorso a due, come arricchimento interiore, di sé e dell’altro. E allo spagnolo Fernando Savater, che dopo Etica per un figlio ha gettato, con Politica per un figlio, uno sguardo ancora una volta acuto, penetrante, intenso sul rapporto tra generazioni.
Il Teatro delle Briciole è un “patrimonio” della scena italiana che nel corso di una storia più che trentennale ha trasformato radicalmente l’immagine, il vocabolario e il concetto stesso di teatro per l’infanzia.Fondato nel 1976, cinque anni dopo è il primo in Italia a dar vita a un Centro Stabile di Produzione, Programmazione e Ricerca Teatro Ragazzi e Giovani, poi diventato Teatro Stabile di Innovazione. In principio fu il “teatro d’animazione”, avvicinato di slancio e subito rivoluzionato nelle forme, nei materiali, nei contenuti, con spettacoli che segnano la nascita di un nuovo teatro (definito “micro-teatro”) che mette al centro la potenza simbolica dell’immagine, la forza metaforica degli oggetti e del linguaggio non verbale, la materia nel suo farsi artigianale. Linee di ricerca che si arricchiscono nel tempo intorno a idee-guida quali lo studio dello spazio scenico e la relazione col pubblico, il teatro come iniziazione e come “vita concentrata”, l’infanzia come campo dell’esperienza umana, il rapporto con la musica, che origina vere e proprie opere definite di teatro-musica, dove la partitura di suoni ha un ruolo drammaturgico. E ancora, la relazione con la danza, con le lingue e i dialetti, la riscrittura in chiave inconsueta e “popolare” di grandi testi della civiltà occidentale, la formazione della polis e di una “cittadinanza” consapevole. Un filone, quello “politico”, indagato in opere che raccontano alle giovani generazioni la relazione, storicamente strutturata, tra individuo e collettività , prima nelle forme di governo della dittatura e della democrazia, poi nei processi di trasmissione del sapere, trasferendo così lo sguardo nel mondo della scuola. Si sono fatti intanto sempre più fitti gli scambi e le esperienze a livello europeo, che si traducono anche in co-produzioni, progetti di residenza, finestre antologiche dedicate a cicli di spettacoli, tradotti e presentati nelle lingue dei paesi ospitanti: Francia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Austria, Germania, Belgio, Stati Uniti, Canada, Russia.
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