venerdì 21 ottobre ore 21 | teatro
Emanuela Grimalda in
LE DIFETTOSE
impianto registico Serena Sinigaglia
un progetto di Emanuela Grimalda
liberamente ispirato al romanzo Le difettose di Eleonora Mazzoni
drammaturgia Eleonora Mazzoni, Emanuela Grimalda, Serena Sinigaglia
aiuto regia Gianluca Di Lauro
scene Stefano Zullo
disegno luci Anna Merlo
aiuti alle scene Serena Ferrari, Elena Giannangeli
assistente alla produzione Valeria Iaquinto
consulente organizzativo Gianluca Balestra
foto Manuela Pellegrini
Monologo per sette personaggi e un’attrice. Uno spettacolo, allegro, disperato, trasversale e vitalissimo esattamente come il microcosmo sotterraneo, apparentemente marginale ma assai popoloso che racconta. Tratto dal romanzo di grande successo Le Difettose di Eleonora Mazzoni.
“Ho letto il romanzo Le Difettose di Eleonora Mazzoni e ho pensato che la storia che raccontava mi riguardasse non solo come donna, ma come cittadina, come individuo che fa i conti con le trasformazioni in atto nella società in cui vive, con i sui conflitti, coi suoi costanti interrogativi. Mi interessava soprattutto approfondire il concetto del tempo nella società contemporanea, di come si sia spostato in avanti. Un tempo paradossale che ha allungato la durata della vita ma non l’età fertile. Il nostro tempo, in cui non è facile distinguere i desideri dai diritti e in in cui la scienza apre continuamente nuovi orizzonti etici. Mi piaceva del romanzo, il parlare della fecondazione assistita nei termini di sentimenti e persone e non di leggi o ideologie. L’adattamento che ne abbiamo fatto per il teatro mi permette di dare voce e corpo, lacrime e risate a sette personaggi diversi per inseguire, attraverso la storia di Carla, la protagonista e del suo percorso di fecondazione assistita una metafora più grande della vita. Volevo raccontare il desiderio di ‘infinito’ di cui il desiderio di un figlio è parte, ma che appartiene a tutti. Donne e uomini. Ho proposto a Serena Sinigaglia la regia di questo spettacolo per stima e perché mi piaceva l’idea di come le nostre sensibilità si sarebbero incontrate attorno a un tema così difficile. È una scommessa intellettuale che ha reso ancora più appassionante questo lavoro”
Emanuela Grimalda
“Creare. Creare è da sempre una faccenda complessa e contraddittoria. Ti può risultare l’azione più semplice e bella del mondo (che non vuol dire facile, perché niente lo è!), o un vero incubo. E francamente quasi mai sai fino in fondo perché. Sembra un caso o un mistero. Per chi fa il mio mestiere questo significa, giusto per fare un esempio tra i molti, che un giorno provi una scena e va tutto liscio, cerchi un gesto, un movimento, un’intenzione e ti arriva la risposta che semplicemente funziona. Altre volte invece (e sono le più frequenti) provi e riprovi una scena, ti tormenti giorno e notte per trovare la soluzione e niente. Quanto può essere frustrante e avvilente tutto questo, beh lo sappiamo bene quando ci capita. Entri in crisi, perdi fiducia, metti in dubbio il tuo ‘valore’ di persona. E qui c’è il grande inghippo. Sì, perché in un certo senso ciò che riesci a creare finisce per coincidere con ciò che sei. Se fallisco come regista, fallisco come persona. Se non “creo”, non esisto. Sono una persona difettosa. E questo naturalmente è assurdo. Eppure è così. Quanto sia un problema di natura strutturale all’essere umano e quanto, invece, sia indotto da un certo tipo di società e regole sociali, lo lasciamo agli psicologi e ai filosofi. Noi cerchiamo di cavarcela, ed è già molto.
La Mazzoni, nel suo romanzo, affronta un tema particolare e delicato, molto delicato: la procreazione assistita. Ma non immaginate un libro specialistico o polemico o ideologico. Niente di tutto questo. Le Difettose ha il raro pregio di contenere con forza un dato di universalità. Anche chi non si sia confrontato con quel tipo di esperienza, finisce presto per identificarsi con Carla e il suo viaggio ‘creativo’, la sua domanda esistenziale di ‘senso’, il suo disperato bisogno di realizzazione. Questo lo rende un romanzo perfetto per essere adattato al teatro. Ti regala un frammento di vita che può ‘danzare’ sul palco. Non vuole darti un messaggio, una morale assoluta, non vuole dirti ciò che è giusto o sbagliato, vuole raccontarti una storia, tutto qui. Al resto ci penserà il lettore o lo spettatore, secondo la sua coscienza ed esperienza. Ci vuole grazia e grande delicatezza per affrontare un tema così spinoso, ci vuole anche una bella dose di ironia e auto-ironia. E così è. Ti ritrovi immerso in un mondo ricco di parole nuove e colorite, ‘fivettare’, ‘incicognarsi’, ‘stikkare’, ‘covare’. Incontri uomini e donne che non si rassegnano, che desiderano, amano, sperano, cadono. Un flusso continuo che ti guida dalla prima pagina all’ultima attraverso l’oceano del più grande mistero della vita: il suo inizio.
Con la Grimalda abbiamo condiviso la voglia di tuffarci in quell’oceano, senza paura di immergerci nei suoi abissi, e con la gioia di danzare come pesci dentro quel mistero. Emanuela è un’attrice straordinaria che sa trasformarsi, passare da un personaggio all’altro, da uno stato emotivo all’altro, con grande semplicità. Così ho provato a costruirle una mappa di ‘azioni fisiche’, di corpi e pronunce che si disvelano per poi sciogliersi, senza peso, proprio come se fossimo nel mare. Oltre a Carla, ecco apparire l’infermiera anziana, che ne ha viste di ogni e che non ne può più, l’amica Katia, felicemente lesbica e felicemente a Bruxelles, Marco, l’uomo di Carla, discreto compagno delle sue fatiche, la mamma, l’eterno insopportabile confronto, la nonna, dolce presenza materna, la dottoressa Tini, il paradosso di una scienza che tenta di spiegare il mistero, Thiago, l’esotico maestro di metodi ‘alternativi’. Tutti questi personaggi sono come i pesci variopinti di un acquario. Nuotano senza peso nell’acquario, ma desiderano tutti quanti immergersi nell’oceano. Nulla più dell’oceano ci ricorda la vita e il suo paradosso. Ecco le meraviglie delle barriere coralline, la grazia dei pesci e delle creature marine, il tripudio di colori e forme, e poi, di colpo, la violenza delle onde, lo spavento degli abissi. Forse, in ultimo, questa è Carla: un pesciolino che si agita tra le pareti troppo strette dell’acquario nel quale ha rinchiuso la sua vita finendo per sentirsi ‘difettoso’ finché scopre, a sue spese, che bastava immergersi nell’oceano e imparare di nuovo a nuotare senza paura di sentirsi libero, senza tempo.”
Serena Sinigaglia
Emanuela Grimalda
Nata a Trieste nel 1964, si diploma all’Istituto D’Arte e poi si trasferisce a Bologna per frequentare il Dams. Si diploma alla Scuola di Teatro di Bologna. Vive a Roma da alcuni anni. Alterna teatro, cinema e televisione. Ha interpretato spettacoli di prosa con la regia di Nanni Garella, di teatro di ricerca con Giorgio Barberio Corsetti, di drammaturgia contemporanea (“I monologhi della vagina” di Eve Ensler). Ha fatto parte per anni di Riso Rosa, scatenato gruppo di comiche muse di sè stesse. È autrice e interprete di monologhi comici (lo spettacolo “Midolla e Animelle”) con i quali ha partecipato a importanti rassegne (Un palcoscenico per le donne, a cura di Franca Rame e Dario Fo). Nel 2005 fonda con Alessandro Fullin una nuova Avanguardia comica: “Il Cabaret difficilissimo! Il primo Cabaret dove non si ride mai!” Nel 2010 è autrice e interprete con Paola Minaccioni dello spettacolo “Infinite o sfinite? Miracoli delle donne d’oggi”, regia di M. Margotta. Ha prestato i suoi personaggi alla televisione nelle trasmissioni di Rai3 “Non c’è problema”, co-protagonista al fianco di Antonio Albanese, e “B.R.A” di Serena Dandini (è la giornalista nevrotica del TG1). È stata co-protagonista nelle due serie TV “Sei forte maestro” e ha inoltre partecipato a “Boris”, “Cotti e mangiati”, “I Cesaroni”, “Tutti pazzi per amore”. Recentemente ha interpretato con grande successo il personaggio di Ave Battiston nella serie “Il medico in famiglia”. Al cinema ha lavorato con Albanese, Salemme, Marco Risi, Mazzacurati, Covatta, Vanzina, Campiotti, Maria Antonia Avati, Castellitto, Veronesi, Patierno. Nel 2013 partecipa al progetto teatrale di Serena Dandini contro il femminicidio “Ferite a morte”. E rappresenta a Roma il suo ricettario gastrosentimentale dal titolo “Il giorno è servito”. Il primo maggio 2013 è sul palco a S. Giovanni a fianco di Geppi Cucciari. È membro dell’Actor’s Center di Roma diretto da Michael Margotta. Scrive racconti e partecipa a trasmissioni radiofoniche come “Storyville” (Radio3) e “Ottovolante” (Radio2).
Serena Sinigaglia
Serena Sinigaglia (1973) si diploma al corso di regia teatrale presso la Civica Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi e nel 1996 è fondatrice e direttore artistico della Compagnia ATIR. Il suo percorso registico da sempre si è articolato attraverso diversi filoni. Quello dei classici, tra cui si ricordano lo spettacolo d’esordio “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare, “Lear ovvero tutto su mio padre” tratto da Re Lear di W. Shakespeare, traduzione di Laura Curino, “Le Troiane” da Euripide, traduzione di Laura Curino, “Donne in parlamento” da Aristofane, traduzione di Laura Curino, “Nozze di Sangue” di F. Garcia Lorca, traduzione di Marcello Fois. Accanto ai grandi autori del passato Serena Sinigaglia ha sempre portato avanti anche il repertorio contemporaneo. I principali passaggi di questo percorso sono stati “1943 – Come un cammello in una grondaia”, libero montaggio di brani, danze, musiche, lettere, canti e parole ispirato e guidato da “Lettere dei condannati a morte della resistenza europea”, “Natura morta in un fosso” di Fausto Paravidino, “L’età dell’oro” di e con Laura Curino, “Il grigio” di Gaber, Luporini, “1968” di Serena Sinigaglia e Paola Ponti, “1989: crolli”, “La cimice” di V. Majakovskij, con Paolo Rossi, “La bellezza e l’inferno” di e con Roberto Saviano, “Ribellioni Possibili” di Luis Garcia Arays e Javier Garcia Yague. Dal 2001 Sinigaglia si misura molte volte anche con l’opera lirica, come accaduto a luglio 2012 con “Carmen” di Bizet al Macerata Opera Festival. Nel maggio del 2008 pubblica per la casa editrice Rizzoli il suo primo romanzo “E tutto fu diverso”. Tra i premi Premi si ricordano: Premio nazionale di regia al femminile Donnediscena (2005), Premio Franco Enriquez (2006), Premio Hystrio alla compagnia ATIR (2006) e quello al Teatro Ringhiera (2012), Premio Milanodonna 2007 del Comune di Milano. Il premio è rivolto alle Grandi Donne che hanno contribuito alla crescita culturale e sociale della Città, Medaglia d’oro 2007 conferita dalla provincia di Milano per l’attività promossa dall’ATIR, Premio Rhegium Julii 2008 per la miglior opera prima col romanzo “E tutto fu diverso”, Premio Milano per il Teatro 2009 per il miglior spettacolo con “L’Aggancio”.
Eleonora Mazzoni
Nata a Forlì, Eleonora Mazzoni si laurea all’Università di Bologna in Lettere moderne con il professor Ezio Raimondi e consegue il diploma di recitazione presso la Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone. Debutta come protagonista in teatro ne “I due gemelli veneziani” per la regia di Franco Branciaroli. È protagonista di numerosi spettacoli: “Troilo e Cressida” per la regia di Maurizio Panici, “La cuoca” (premio Diego Fabbri 2005) per la regia di Augusto Zucchi (con cui lavora anche ne “L’impresario delle Smirne” e ne “Il decamerone”), “Niente sesso, siamo inglesi”, in cui recita insieme a Gianfelice Imparato. Al cinema debutta con Citto Maselli in “Cronache del terzo millennio” (Festival di Venezia 1996). Con Maselli lavora anche ne “Il compagno”. Recita poi, tra gli altri, in “Tutta la conoscenza del mondo” di Eros Puglielli (Festival di Berlino, 2001), “Volevo solo dormirle addosso” di Eugenio Cappuccio (Festival di Venezia, 2004), “Il compleanno” di Marco Filiberti (Festival di Venezia 2009) e “L’uomo che verrà” di Giorgio Diritti (Festival di Roma, 2009 e vincitore del David di Donatello come migliore film, 2010). Tra le fiction televisive a cui ha preso parte ricordiamo “Elisa di Rivombrosa”, “Il giudice Mastrangelo”, “Il bambino sull’acqua”, “Colpi di sole”, “Il commissario Manara”. “Le difettose” (Einaudi 2012) è il suo primo romanzo.